La cena de le Ceneri: Nel mezzo del cammin di nostra vita…
Orsù, -disse il Nolano – andiamo e preghiamo Dio, che ne faccia accompagnare in questa sera oscura, a sì lungo camino, per sì poco sicure strade.
Con questa frase inizia il tragitto che avrebbe dovuto portare Bruno dall’ambasciata di Francia, a Londra, in Salisbury Court (tra Fleet Street ed il Tamigi), dove era dimorato, fino a Whitehall ove, presso l’abitazione di Sir Fulke Greville amico e biografo di Philip Sidney – il genio tutelare inglese del Nolano-, si sarebbe tenuto il convito che tanti problemi creò al filosofo.
Niente è a caso nell’opera bruniana, ed allora perché impegnò tante pagine per descrivere quel percorso? Per descrivere la gaglioffaggine della canea inglese avrebbe potuto limitarsi agli ultimi passi del secondo dialogo, anziché dedicarvi l’intero dialogo; la verità è, ovviamente, altrove.
Il viaggio è importante tanto quanto la destinazione, l’approdo.
La critica più accreditata individua questo tragitto, come la descrizione di un percorso iniziatico che l’adepto, a cui idealmente Bruno si rivolge, doveva intraprendere per affiancarlo nel suo cammino; Bruno paragona l’approccio allo svelare la verità, ad un viaggio pericoloso svolto in una notte buia (egli infatti si vede come chi si trova di notte e viaggia verso il giorno, a differenza dei “tolemaici” che invece s’incamminano verso la notte) riprendendo il tema già sceverato nel dialogo primo. I richiami, più o meno espliciti alle sue opere precedenti (l’arca di Noè, e Purgatorio de l’inferno) andate poi perdute, fa pensare che egli veda questo percorso sapienziale come quello di Dante, attraversò i tre regni dell’aldilà. Più di uno studioso lo ha visto come un percorso di iniziazione; è possibile, ma l’una cosa non esclude l’altra, anzi, con Bruno, questa è la norma.
Il percorso fatto da Bruno, dall’ambasciata di Francia alla casa di Fulke Greville, lungo le vie di Londra e sul Tamigi, può essere inteso, anche, come un “sistema di memoria occultistica” grazie al quale Bruno ricorda i temi della discussione avvenuta durante la cena. (..) [Nel dialogo] egli adopera i luoghi di Londra… per ricordare, collegati ad essi, i temi del dibattito sul Sole durante la cena; il viaggio si riferisce, in qualche modo, al ritorno della religione magica e naturale, di cui è araldo il Sole ‘copernicano’. In questo, la “Cena” fornisce un esempio dello sviluppo di un’opera letteraria proprio dai procedimenti dell’arte della memoria in cui si può vedere “come le strade dei luoghi della memoria possono popolarsi di personaggi, e diventare lo sfondo di un dramma.” Ma rilevante è soprattutto l’uso dell’allegoria entro uno schema mnemonico. Procedendo nella loro strada lungo i luoghi della memoria verso la meta mistica, i ricercatori si imbattono in molti ostacoli. Cercando di risparmiare tempo prendono una vecchia barca scricchiolante che finisce per portarli semplicemente al punto di partenza e in una situazione peggiore; costretti a dibattersi fra alti muri in un vicolo scuro e fangoso; di nuovo sullo Strand, essi avanzano faticosamente verso Charing Cross urtati e colpiti da una insensibile folla di gente animalesca; e quando infine arrivano alla meta incontrano un mucchio di formalità a proposito del posto in cui devono sedersi. Ebbene, come già aveva osservato Giovanni Gentile, questo percorso non è che un’allegoria del viaggio mistico dell’anima, dall’oscurità dell’ignoranza alla luce della verità.
Inoltre, un’interpretazione allegorica contenuta nei luoghi della memoria occultistica può identificare quella specie di fatiscente arca di Noè che è la barca, con il suo percorso sapienziale, che, alla fine, sbarca il pellegrino sempre al punto di partenza; l’origine è la religione magica e naturale dalla quale non si può prescindere, avendo ulteriormente verificato (era già accaduto a Ginevra) che i protestanti, con la loro ‘cena’, erano ciechi ai raggi del vero Sole. Per questo, secondo Frances Yates, il dialogo, che si era aperto con una significativa invocazione a Mnemosine, si conclude con curiosi scongiuri mitologici a coloro che l’hanno criticato e solo coloro che erano stati ammessi ai misteri di qualche mitologico “sigillo” di memoria possono aver capito a che cosa tutto questo si riferiva.
Non solo la plebaglia inglese, però, ostacola quel percorso, ma anche la notte buia e caliginosa; altro nemico è, ancora, il fango, la buazza. Bruno intravede, nella notte, un varco da percorrere per raggiungere la destinazione, un porco passaggio: per raggiungere l’obiettivo, e la verità, non sempre si può seguire un percorso “pulito”, bisogna essere disposti anche a sporcarsi; altra chiave di lettura: il percorso accidentato porterà quasi sicuramente in situazioni sbagliate come dimostrerà la serata a casa Greville.
Ancora. Il ritorno al punto di partenza, dopo tanto tribolare, sottintende che prima di trovare la giusta strada per raggiungere il giusto fine ed obiettivo, è necessario anche andare in circolo e percorrere strade sconosciute, limacciose, che fanno passar la voglia di affrontare il vero viaggio sapienziale.
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